Il sergente Lino Marignoni è uno degli oltre 650.000 soldati italiani catturati dall'esercito tedesco dopo l'annunciato armistizio dell'8 settembre 1943. Viene posto di fronte a una scelta: continuare a combattere nei battaglioni italiani delle SS e far parte dell'esercito fascista della neocostituita RSI, oppure essere deportato nei lager del Terzo Reich. Sceglierà la prigionia pur di non aderire al nazifascismo e il suo rifiuto lo porterà a subire venti lunghi mesi di internamento. È stato un Combattente per la Libertà d'Italia conducendo una battaglia senz'armi che ha reso dignità a un Paese succube per un ventennio del regime fascista e distrutto da una guerra voluta da Mussolini in condivisione con il re Vittorio Emanuele III.
Durante la prigionia Lino nasconde con coraggio la bandiera del 231° Reggimento Fanteria della Divisione Brennero con la speranza di riportarla in Patria: per questo gli verrà tributato un encomio solenne il 20 dicembre 1945. Il suo diario è una importante testimonianza di soldato prima e di prigioniero poi; un insegnamento per le giovani generazioni che come scrive Lino "…non conoscono quasi niente di quanto successo durante la seconda guerra mondiale".
Nei suoi ricordi non manca l'attenzione alla famiglia, che sopporta privazioni, angherie e sofferenze pur non stando al fronte. Il suo racconto e le sue riflessioni sono un monito contro la guerra, contro tutte le guerre ancora in corso in tutto il mondo: è un significativo messaggio di pace.