Per scrivere questa biografia, concepita quando la moderna arabistica era agli albori, Giovanni Battista Rampoldi (1761-1836) ricorse in larga misura a fonti storiche e documentarie orientali. Il libro che ne risultò, pubblicato nel 1822, fu allora una novità e tutt'oggi continua a farsi leggere con interesse: apriva infatti a una visione meno occidentalizzante del mondo islamico e del fondatore della sua religione, in un contesto narrativo mediato da radici razionaliste che prendeva le distanze dai luoghi comuni e dai pregiudizi correnti nei riguardi delle civiltà non cristiane. La figura di Maometto vi campeggia non tanto come mistico profeta, quanto nella laica concretezza di pragmatico condottiero, di scaltro ma accorto riformatore e di politico lungimirante, fra lo svolgersi di avvenimenti descritti in sinottico e neutro parallelo con le vicende dei popoli confinanti, ma soprattutto di quello che sarebbe rimasto fino all'ultimo il nemico più irriducibile: l'Impero romano d'Oriente.