Il principe Myskin, nobile decaduto, se è da un lato spiritualmente superiore ai suoi simili, dall'altro possiede una singolare «idiozia», ovvero è privo di nerbo e crede sempre al prossimo. A seguito di un viaggio in Svizzera, torna in Russia dove una tempesta di storie d'amore lo travolge: sono passioni torbide e violente, che coinvolgono il giovane Rogozin, la bellissima Nastas'ja e l'aristocratica Aglaja. Si attiva così un caleidoscopio di avvenimenti, raccontati con ritmo incalzante, che sfociano in un'immensa mole di riflessioni su Cristo, la cronaca giudiziaria russa, l'Apocalisse e la polemica con il socialismo.
Ne "L'idiota", per ammissione dello stesso Dostoevskij, c'è tutto quel che lo angustiava. Durante la stesura, infatti, sulla vita del grande romanziere russo si stanno addensando le ombre del dolore e della tragedia e il suo genio sta formando i panorami più vasti e terribili della sua opera. È al culmine del travaglio creativo. Scrive così un romanzo che si interroga sul senso della bellezza della natura umana, e sul tentativo di far vincere il bene sul sopruso e sul male. Le doti di finezza e di crudità psicologica, il senso dello smisurato mistero della libertà umana danno vita a una vicenda affascinante e avvincente.
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